Le due belle ragazze nella fotografia d’apertura sono mia mamma Carla, che proprio oggi compie 88 anni, e mia zia Marica. Siamo nel
1951 e le due signorine si stanno facendo ammirare su una carrozza addobbata, con tanto di cavalli e cocchiere, proprio in occasione del Corso Fiorito o di Sanremo in Fiore come si chiama oggi. La foto è un po’ mossa, chissà chi l’avrà mai scattata. Doveva essere qualcuno a cui volevano bene da come sorridono.
Sanremo in Fiore, Corso Fiorito e Carnevale di Sanremo
Ogni anno
60mila persone si accalcano per le strade di Sanremo per partecipare a Sanremo in Fiore, una delle manifestazioni più longeve della cittadina ligure,
conosciuto anche come Corso Fiorito o Carnevale di Sanremo. Mai evento ha avuto così tanti nomi diversi. È una
sfilata di carri allegorici, allestiti con le corolle dei fiori che formano dei mosaici e danno vita a sculture che rappresentano personaggi delle fiabe, del mondo dello spettacolo, oppure animali dalle giraffe agli struzzi. Si svolge la settimana precedente alla famosissima corsa ciclistica Milano-Sanremo.
L’edizione 2019 vede appunto protagonisti i cetacei. Nel 2018 ha vinto il carro di Taggia dedicato all’equitazione che ha bissato il trionfo del 2016, con l’installazione floreale dedicata alla
Bella Addormentata nel bosco.
Il clima mite di Sanremo già dall’Ottocento attirava i viaggiatori
Un paio di decenni fa aveva luogo a gennaio, ma si è preferito poi spostarla a marzo per far conoscere il clima primaverile della Riviera dei Fiori. Infatti, mentre l’Italia
è ancora percorsa da correnti fredde, soggetta a nevicate, nel Ponente Ligure si respira un’atmosfera del tutto diversa. Si sente già l’estate nell’aria.
Lo sapevano bene gli
aristocratici soprattutto inglesi e russi, che venivano qui a svernare già nell’Ottocento. Il loro passaggio non è passato inosservato, hanno costruito ville sontuose e luoghi di culto, come la Chiesa Russa. E splendidi parchi puntellati di fiori, appunto.
Sanremo alla fine dell’Ottocento era una città da sogno:
“Penetrata dal dolcissimo azzurro del cielo, dall’intenso azzurro del mare, immersa nei suoi boschi di ulivi, assopita al molle cullamento dei suoi giardini di palme, tutta profumata di fior d’arancio e vaniglia” (Matilde Serao, 1888)
Sanremo in Fiore è nato nel 1904, un po’ di Storia
Il Corso Fiorito ha esordito più di cent’anni fa, nel gennaio del 1904. Si chiamava
Festa della Dea Flora, la dea della primavera, un altro nome ancora. Allora il corteo, siamo in piena Bella Epoque, era accompagnato
dal ritmico suono degli zoccoli dei cavalli sul selciato delle strade. Erano le carrozze, ad essere ornate con le creazioni floreali, che mettevano in mostra il meglio della produzione locale e le tecniche degli ibridatori. In seguito, si scelse di allestire veri e propri carri allegorici e di farli accompagnare da
bande musicali e gruppi folcloristici. Così, durante la sfilata, si creavano degli intermezzi musicali. La manifestazione attraversava le vie centrali, tra cui l’elegante via Vittorio, oggi corso Matteotti, dove si trova il Teatro Ariston, sede del rinomato Festival della Canzone.
La folla si concentrava ai lati della strada, mentre
al passaggio dei carri i gruppi folcloristici lanciavano i fiori agli spettatori.
Dopo la Guerra si comincia a trasmetterlo in Eurovisione
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’evento ebbe il suo periodo di maggior successo, tanto da venire anche trasmesso in Eurovisione. Facile immaginarsi lo stupore dipinto sulle facce degli abitanti del Nord Europa, che vedevano scorrere sullo schermo i carri addobbati con migliaia di piante colorate appena sbocciate. E poi il sole che splendeva e rendeva tutto lo spettacolo ancora più sgargiante. Così l’evento assunse una rilevanza internazionale. È anche grazie a questo evento che Sanremo è stata soprannominata la
Città dei Fiori.
Da 20mila a 50mila fiori per allestire un carro
L’allestimento di ogni singolo carro è gestito dai Comuni della Provincia, e ha sempre un tema diverso. Negli ultimi vent’anni, si è passati dalle storie di
Walt Disney alle
cantanti dell’opera, dai
Paesi europei alle
regioni Italiane, dalle
canzoni del Festival di Sanremo alle
avventure di Pinocchio, dal
circo al magico mondo delle favole
popolari. Nel
2018 si è scelto lo sport.
Oltre ai carri, anche i figuranti sono vestiti con colori vivaci in sintonia con il tema floreale. Le fasi preparatorie e la progettazione durano mesi, però l’infioramento viene effettuato la notte precedente.
Bisogna usare solo fiori freschi. Una fatica inenarrabile, ogni singolo fiore che crea la composizione deve essere attaccato al polistirolo con un chiodo. Il numero dei fiori per ogni carro ha dell’incredibile: da 20mila a 50mila. E i decoratori si sbizzarriscono per inventare sempre creazioni diverse. Alla fine, la gente accorsa per partecipare all’evento, come da tradizione,
saccheggia gli addobbi per portarsi a casa i fiori strappati dai carri. Un vero assalto.
Spunta Italo Calvino
Il corteo oggi parte da una via che dà sul mare. Si chiama
Lungomare Italo Calvino. Eh sì, perché lo scrittore è
cresciuto a Sanremo, suo
papà agronomo era originario di questi luoghi. La
madre era una
botanica, entrambi professori universitari. Di fiori ne sapevano qualcosa. Eva e Mario si erano sposati per procura e lei lo aveva raggiunto a Cuba, dove papà Calvino insegnava ai contadini le varie tecniche di coltivazione.
Libereso Guglielmi, allievo del professore, è poi diventato
uno dei giardinieri più esperti d’Italia, nonché protagonista del racconto
Un Pomeriggio, Adamo di Italo Calvino che lo descrive da ragazzo mentre bada al giardino, ma spesso si distrae per corteggiare la cameriera calabrese appena assunta,
regalandole bisce e rospi.
La floricoltura a Sanremo, una vecchia storia
Una lunga storia quella della floricoltura in Liguria, è nata a Sanremo alla fine dell’Ottocento e ha avuto
uno sviluppo straordinario nel corso del Novecento, per declinare poi alla fine del secolo per la competizione del mercato globale. Le colline della città ricoperte di garofani all’aria aperta e poi dai fiori coltivati nelle serre hanno cambiato completamente il paesaggio.
Italo Calvino
non amava questo stravolgimento, preferiva le Alpi Liguri alla costa:
(…) scansavo i geometrici campi dei garofani, preferivo le “fasce” di vigna e d’oliveto coi vecchi muri a secco sconnessi, m’inoltravo per le mulattiere sopra i dossi gerbidi, fin su dove cominciano i boschi di pini, poi i castagni (…)”.
Come dargli torto, l’industria dei fiori ha portato anche ricchezza, però
non ha certo abbellito il territorio. Anche se c’è chi apprezza i bagliori delle serre arrampicate sulle colline che riflettono il sole, dando vita a un paesaggio inconsueto. Diverso dal resto della Liguria.
Ho un
legame profondo con Calvino e così ne parlo appena mi si presenta l’occasione.
E anche Katherine Mansfield
Vi lascio con la scrittrice neozelandese Katherine Mansfield, che si trasferisce a pochi chilometri da Sanremo, nella piccola cittadina di Ospedaletti nel 1919, per passare l’inverno e poi tornare a Londra. Nel suo epistolario si sofferma a descrivere l’incanto del paesaggio. La vegetazione, così ricca di sfumature e di fiori diversi, è al centro della sua attenzione. Il suo occhio trasferisce nella scrittura ogni minimo dettaglio.
“La prima cosa che ho visto è una grande margherita al fondo delle nostre scale. Poi ho camminato lungo il viale profumato di pini, di alberi della gomma, di vaniglia, di gerani e di un alito di mare. Il mio cuore scoppiava di felicità.
(…) I fiori spuntano dappertutto sulla collina. leri è venuta Caterina, la graziosa ragazza della lavanderia. Mi ha portato in regalo garofani rosa acceso. Ha detto che qui il maggio è magnifique più di ogni altro mese. Tutto è coperto di fiori, e quelli che servono pour les distillations sono sbocciati – minuscoli giacinti, viole, rose.”
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Parte di quest’articolo è uscito a gennaio su
Tutto Italiano, una rivista internazionale, scritta in italiano. Lo sapete che è appena uscita la
notizia che la nostra lingua è la quarta al mondo tra le lingue più insegnate, dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese? Ha superato quest’anno il francese.
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