Mentre è in corso l’iter giudiziario relativo a Mimmo Lucano, Roberta Gregori ci invia da Parigi questo suo contributo sul “modello Riace” che ha colpito l’immaginario di Wim Wenders.

Roberta Gregori

Una storia costellata di fortunate coincidenze lega Wim Wenders, maestro del cinema internazionale, a Mimmo Lucano, ex sindaco di un piccolo centro della Calabria, Riace.

Se Wenders, nel capolavoro Il cielo sopra Berlino del 1987, si domandava perché noi uomini scriviamo opere di poesia sulla guerra e mai sulla pace? Lucano, quell’opera di pace cercava di praticarla, sperimentando un modello di accoglienza ed integrazione dei migranti destinato a diventare un caso esemplare.

Come nasce l’idea del film di Wenders

Una decina d’anni fa, Wenders rispose positivamente alla richiesta dell’amico e produttore Claudio Gabriele di realizzare un film sulla vicenda del sindaco di Riace: così è nato Il volo. Di questo proficuo rapporto si è discusso recentemente a Parigi in un incontro con Wim Wenders e a Mimmo Lucano, all’École Normale Supérieure.

Come incomincia l’avventura di Mimmo Lucano

Lucano, diventa noto nel 2016 quando la rivista Fortune lo colloca tra le 50 persone più influenti al mondo. Però la sua storia viene da lontano, era il 1998, faceva l’insegnante e notò un gruppo di rifugiati curdi mentre percorreva la strada costiera.

«Un miracolo del vento – spiega nell’incontro parigino – che fece sbarcare la loro barca su quella spiaggia calabra. Da lì partì l’idea di accogliere gli immigrati a Riace, un paese che il fenomeno dell’emigrazione locale e il generale deficit demografico stava facendo morire». Le case rimaste disabitate avrebbero ospitato gli esuli, gli anziani insegnato loro i mestieri che andavano scomparendo. L’inizio di nuova vita.

Gli immigrati sono colpevoli di esistere

Mimmo Lucano, che ha un passato da emigrante al nord d’Italia come molti suoi compaesani, spiega di non aver mai percepito gli immigrati come un pericolo. Di non aver mai avuto la paura dell’invasione su cui si poggia l’attuale tendenza populista, ma di viverli come un’opportunità.

Non li ha mai considerati criminali, ma come esseri umani a cui dover restituire la dignità. «Sono persone che senza aver commesso nessun reato – spiega Mimmo Lucano – vengono giudicati colpevoli solo perché esistono».
Insomma, non si è girato dall’altra parte, come fanno in molti, ma crede nell’utopia di un’umanità possibile, un mondo di fratellanza e di pacifica convivenza.

Ramadullah: «Wenders non è serio quello che fai!»

Gli stessi valori che hanno toccato la sensibilità di Wenders, il quale, dopo essersi confrontato con questa situazione, ha trasformato il progetto iniziale di un film di finzione in un film documentario, Il volo, uscito nel 2010.
In particolare, il regista è stato colpito dalle parole di un ragazzo afghano, Ramadullah, che ogni giorno percorreva il lungo tragitto in autobus da Riace per raggiungere il set e recitare nel ruolo di migrante: «Non è serio quello che fai», gli disse il ragazzo facendogli notare l’incongruenza nel girare delle scene con una certa leggerezza, mentre loro erano giunti sulla spiaggia bagnati e stremati.

Da questo incontro è nato l’interesse di Wenders di approfondire e comprendere le vicende di quelle persone e la realtà che si viveva a Riace.

L’esperienza di Riace rimarrà un’utopia?

In conclusione del dibattito, Mimmo Lucano rievoca la distruzione della baraccopoli di San Ferdinando: «Ma quali alternative sono state pensate? Perché non c’è lo stesso impegno nel combattere le mafie e la diffusa illegalità? »
«Come continuare a parlare di questa utopia?», si chiede, infine, Wenders.

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