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Laura Guglielmi

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In primavera, ai tempi del primo lockdown, Laura mi aveva chiesto di scrivere un intervento sulla mia esperienza di confinamento a Parigi, città in cui mi sono trasferita una quindicina d’anni fa per il mio lavoro presso la sede dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Ne scrissi una bozza, che lasciai incompiuta. Il senso di smarrimento era troppo forte. Mi domandavo anche se le sensazioni che provavo potessero dipendere da un luogo o, piuttosto, dagli affetti e dalla loro qualità. 

Solo ora, a distanza di molti mesi, e alle prese con la seconda ondata del COVID-19, riesco a scriverne e a capire quanto l’ambiente sia rilevante.

Ecco perché ho scelto la Liguria per il lockdown

In previsione di un nuovo lockdown, avendo la possibilità di telelavorare, questa volta ho deciso di lasciare Parigi e l’appartamento che per mesi aveva costituito il mio unico mondo.

La scelta della Liguria, e in particolare di Sestri Levante, è arrivata un po’ per caso. Curiosità professionale: il primo astronauta italiano a viaggiare nello spazio è proprio il ligure Franco Malerba, nato a Busalla.

Sono italiana, ma senza radici. Sono nata a Napoli e cresciuta tra il sud e il nord d’Italia. I miei per un certo periodo hanno vissuto a Genova Nervi. Un collega, un’amica genovese e, soprattutto, il mio amore per il mare e per la natura mi hanno convinto a scegliere la Liguria e Sestri Levante. Anche il buon cibo!

Mi sono sentita benvenuta

Sono arrivata la domenica sera del 25 ottobre. Posso quindi descrivere solo le impressioni del mio primo impatto, che sono quelle di un caloroso benvenuto.

Ho apprezzato le iniziative della sindaca Valentina Ghio al servizio della comunità, dall’istituzione del registro dei volontari civici all’attenzione per le misure per il contenimento del contagio, nonché la pronta risposta dell’ASL locale per il tampone, per cui faccio un ringraziamento agli operatori del drive-in dell’ospedale di Lavagna.

Sto trovando finalmente un po’ di pace

Una passeggiata alla scoperta delle due baie, quella del Silenzio, più intima, e quella delle Favole, che si apre più ampia o, poco più lontano, i resti della chiesa di Sant’Anna, mi hanno fatto ritrovare sin da subito me stessa, mettendo dell’ordine nel tumulto del mondo interiore.

La brezza del mare, i profumi della terra, i colori dei tramonti e quelli dell’autunno sono tra i tanti regali che il contatto con la natura mi sta qui offrendo.

Sto ritrovando energie, una serenità e una pace dell’anima che pensavo perdute in questo momento così difficile.

Sestri Levante è diventata così, pur temporaneamente la mia nuova casa, il mio nuovo ufficio smart – il mio nuovo chez moi.

ROBERTA GREGORI

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Mio padre Gino Guglielmi oggi, 28 ottobre, avrebbe compiuto 94 anni, invece è morto 22 anni fa. Aveva tanti amici, appassionato gourmet, buon bevitore, amava la compagnia, ma era vittima di un’ossessione, far rivivere una Sanremo ormai scomparsa. La città della Riviera in cui, da metà Ottocento, avevano soggiornato personaggi come Alfred Nobel o Edward Lear, l’imperatrice russa Maria Aleksandrovna o il Kaiser Federico III.

La Famija Sanremasca, di cui è stato entusiasta segretario per anni, gli ha intitolato un premio di poesia dialettale, la consegna degli elaborati è per il giugno 2021. Per info: leggi le foto in fondo dell’articolo.

La poliziotta e lo straniero è un racconto che ho pubblicato qualche anno fa, nel 2007, nella raccolta Irresistibili bastardi. Amori, sesso e intrighi, uscita per i tipi dei Fratelli Frilli editori.

A cura della scienziata Adriana Albini, ci sono racconti, tra le altre, di Raffaella Grassi, Annamaria Fassio, Anna Parodi, Claudi Lupi, Luciana Chiesi De Fornari, Tittyna.

Oggi lo farei finire in un altro modo, voi?

Ho scritto queste riflessioni su Italo Calvino sul catalogo della mostra Dal fondo dell’opaco io scrivo, Italo Calvino da Sanremo a New York, che ho curato per New York University, nel 1999.

Quelle Lezione americane che Italo Calvino doveva tenere negli Stati Uniti – le Charles Eliot Norton Poetry Lectures – non è riuscito a farle: è morto prima di partire, all’improvviso, nel 1985. Proprio lui che era stato sedotto dall’America e da New York, “la più spettacolare visione che sia data di vedere su questa terra” e che, girovagando per le strade del Greenwich Village, si sentiva newyorkese.

Amo mappare i territori, percorrerli a piedi o immaginarli e descriverli con le parole. Per questo vi propongo un classico giro per Imperia, andando a frugare nella sua storia e nelle sue parti più belle. Un testo che fa parte di una guida che ho scritto per il Touring qualche anno fa. Se avete voglia di suggerirmi qualcosa nei commenti da aggiungere ne sarò felice. Nella foto d’apertura: ho rubato uno scatto al mare d’Imperia in un giorno terso.

Francesco Biamonti (1928-2001) viveva a San Biagio della Cima: lì l’ho incontrato più volte per intervistarlo, fare due chiacchiere, mangiare i ravioli alla ligure, parlare di cultura, Liguria e novità editoriali. Dopo un po’ di tempo abbiamo stretto una forte amicizia, nonostante la differenza di età. Spesso varcavamo il confine e ci spingevamo fino a Nizza e in Provenza, per mangiare e parlare di ogni cosa. Sapeva a memoria centinaia di poesie di Montale, Sbarbaro e dei poeti francesi che recitava quasi sottovoce, come fossero una preghiera. Ho ancora un ricordo vivo di lui e mi manca davvero tanto. Oggi pubblico un saggio intervista che ho scritto quando era ancora vivo.