È in libreria e sulle principali piattaforme internet il mio nuovo libro, “Italo Calvino a Sanremo, alla ricerca di una città scomparsa” (il canneto editore). Un lavoro che contempla più di trent’anni di ricerca. Sono anche io nata e cresciuta a Sanremo, come lo scrittore, e pure io sono andata via dopo il liceo. Per questo motivo, il libro è anche espressione del mio personale rapporto con una città difficile, per cui provo un’attrazione profonda e spesso tormentata.

Di seguito pubblico l’introduzione del libro e qui potete leggerne qualche pagina.

Italo Calvino a Sanremo, alla ricerca di una città scomparsa

È una bella responsabilità, forse anche una sfida, avere una città, Sanremo, e un paesaggio originario in comune con uno scrittore come Italo Calvino. Mi ha aiutato a leggere il mio orientamento iniziale, a guardare i luoghi che attraversavo da bambina e adolescente con occhi diversi e in modo critico anche se appassionato. È allo stesso tempo una fortuna avere uno scrittore che ha saputo raccontare un mondo che non ho mai visto ma che mi appartiene nel profondo. Sanremo con i suoi dintorni fino agli anni Cinquanta era immersa nel verde degli ulivi, anche se sulle sue colline si manifestavano già i segni evidenti dell’industria dei fiori. […]

Sanremo spunta sempre fuori nei testi di Italo Calvino

Italo Calvino ha sempre cercato di mettere da parte il proprio io, che percepiva come ingombrante, ma spesso il ricordo del suo paesaggio infantile veniva prepotentemente fuori, a volte inaspettato, a volte non immediatamente percepibile. Non solo Sanremo è protagonista di tanta narrativa, ma anche il suo entroterra, il regno del Barone Rampante. Ora i testi calviniani, ambientati nella sua città d’origine, benché trasfigurati dalla scrittura, sembrano ancora più veri della stessa realtà, perché quella realtà non c’è più. […]

La Sanremo del barone rampante

È dalla fine degli anni Ottanta che percorro Sanremo e il suo entroterra, sempre pronta a cogliere attraverso i testi dello scrittore un’ulteriore rivelazione su come fosse in passato questa città che Calvino non è mai riuscito a dimenticare. Le sue descrizioni sono di una tale precisione che ora so bene com’era il bosco dove il barone rampante saltava di ramo in ramo. Nelle mie perlustrazioni sul territorio mi trovo spesso in sua compagnia.

Una mia voce interiore che saltava sempre fuori

Devo confessare che ho provato e riprovato a non ascoltare una personale e insistente voce interiore, ostinata e rintanata dentro di me. Ma non c’è stato nulla da fare. Continuavo a dirle: aspetta, dammi tregua, fammi finire questa frase altrimenti perdo il filo del ragionamento. Ma no, quella vocina tornava a spuntare e a voler dire la sua, a volte dispettosa a volte allegra o arrabbiata. Insomma, la voce di una me stessa bambina, ben presente e vivace, un po’ come Qfwfq, il protagonista delle Cosmicomiche, che salta su nel discorso ogni volta per intervenire e riferire il suo punto di vista.

Un libro di tante memorie sanremesi

Una me stessa bambina, un po’ folletto dei boschi, curiosa del mondo, sempre desiderosa di seguirmi in ogni avventura. Ho trovato, credo, un equilibrio quando ho accettato di ascoltarla e darle spazio, perché era rimasta lì tutto il tempo in attesa che mi decidessi a scrivere questo mio libro su Italo Calvino fatto di tante memorie proprie e altrui, e di destini diversi che si accavallano e si incrociano in tutte le direzioni.

I luoghi parlano se li si vuole ascoltare

I luoghi parlano da un nucleo profondo di storie stratificate, così ho cercato di raccontare anche la Sanremo successiva agli anni Sessanta. La città che Calvino frequentava ormai solo per venire a trovare la madre, la botanica Eva Mameli, a villa Meridiana, dove è cresciuto. La Sanremo della mia generazione, che non ha mai saputo conciliare il suo passato contadino con la vorace industria dei fiori e con il “modo turistico di godere la vita”. Sul territorio sono visibili ovunque le tracce di un trauma, basta volerle guardare.

Nel libro anche la Sanremo contemporanea

Questo libro si può usare in più modi, leggendolo come la biografia di una città e di un paesaggio che si sono trasformati non nel migliore dei modi possibili, raccontati da un grande scrittore e allo stesso tempo da una ragazzina birba che vuole dire la sua prendendo spunto da Calvino per descrivere un altro mondo di tanti anni più tardi e farlo parlare insieme alle ferite di un ambiente naturale e umano.

L’itinerario in 38 pannelli che ho fatto per l’Università di Genova

Ma è anche una guida ai luoghi più narrativa del lavoro che ho fatto per l’Università di Genova, un itinerario in 38 pannelli sparsi per il territorio sanremese di cui parlo in dettaglio alla fine del libro. Il testo che state per leggere intende andare più in profondità nell’opera calviniana e nell’analisi di un paesaggio scomparso, cercando di raccontare senza censure quello che ha da dire oggi, al di là della solita immagine da cartolina.

Italo Calvino, ancora in grado di raccontarci il nostro presente

Italo Calvino scrive di un luogo in un determinato periodo storico, allo stesso tempo però trascende le categorie spazio-temporali. È stato capace di dare una sua originale lettura dell’Italia e della città dove è cresciuto, ma il suo sguardo si è spinto oltre, proponendo delle chiavi per interpretare anche il nostro futuro. La sua narrazione è ancora importante per leggere molte vicende contemporanee.

Italo Calvino ecologista

Nel libro si è anche cercato di mettere in evidenza la precoce coscienza ecologista di Italo Calvino, che già negli anni Cinquanta parlava di diritti degli animali e degli alberi, una consapevolezza appresa con il latte materno dalla madre scienziata Eva Mameli e dall’impetuoso padre Mario.

Occorre rispettare la complessità di pensiero con cui Italo Calvino approccia il proprio lavoro, sapendo che tutto quello che si scrive su di lui, oppure su sé stessi, è una delle tante ipotesi possibili, un dialogare con il mondo là fuori cercando, forse invano, di mettere ordine in una materia che muta di continuo.

Sulla sua vita e sulle sue radici Calvino è ritornato più volte nel corso degli anni, provando sempre diversi punti di vista, intrecciando nuove prospettive e progetti di scrittura, molteplici fili a volte lasciati andare, altre volte smarriti, ritrovati e ripresi. Impresa da capogiro per chi desideri ricostruire un suo paesaggio di partenza, che invece si tramuta spesso, appena sembra di essere arrivati, in un luogo dove ci si perde.

«Sono tanto nato a Sanremo che sono nato a Cuba»

Allora che fare? Non resta che riprovare e ricominciare da capo:

Mi chiamo Italo Calvino. Sono nato a Sanremo. Sono tanto nato a Sanremo che sono nato in America, perché una volta i sanremesi emigravano molto in America, soprattutto in America del Sud. […] Mio padre, appunto, stava in America e appartiene alla categoria dei sanremesi che sono tornati: è tor- nato poco dopo la mia nascita, e ho vissuto a Sanremo i primi venticinque anni della mia vita, ininterrottamente

(intervista di Nico Orengo, 1979).

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