I legami tra Genova, la Crimea e tutto il mar Nero sono forti, come ha ricordato il presidente Zelensky. Racconto questa storia intricata nel mio libro Le incredibili curiosità di Genova

Nessuno appartiene a Genova quanto i genovesi d’Oriente. Nessuno sa amarla come loro. Per quanto essa cada, la vedono in piedi; per quanto imbruttisca, la vedono bella; per quanto sia rovinata e schernita, la vedono prospera e sovrana.

Del suo impero non resta niente, niente eccetto la Corsica e quella magra Repubblica costiera dove ogni quartiere dà le spalle all’altro, […] nel cielo dei genovesi in esilio, invece, brillano ancora i nomi di Caffa, di Tana, di Jalta, di Mavocastro, di Famagosta, di Tenedo, di Focea, di Pera e Galata, di Samotracia e Cassandra, di Lesbo, di Lemno, di Samo, di Icaria, di Chio e di Gibelletto […]

Mio padre mi diceva sempre che la nostra patria non era la Genova d’oggi, ma la Genova eterna.

Amin Maalouf

L’inizio del medioevo

Lo scrittore libanese Amin Maalouf, nel romanzo Il periplo di Baldassarre, è in grado in poche righe di restituire quanto fosse forte il legame dei genovesi d’Oriente con la madrepatria. La narrazione è ambientata nella seconda metà del Seicento, quando ormai Genova non era più sovrana dei mari.
La storia che studiamo a scuola ci dice che la caduta dell’Impero Romano risale al 476, quando l’unno Odoacre depose l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augusto, soprannominato spregiativamente Augustolo. E da quel momento inizia il Medioevo.
Però il Medioevo non fece calare la sua ombra su tutta la civiltà romana. Infatti, all’Impero d’Occidente sopravvisse, per un migliaio di anni, l’Impero d’Oriente. La capitale era Costantinopoli o, in greco, Bisanzio. Dopo la conquista ottomana del 1453, prese il nome di Istanbul. Una città che ha avuto la bellezza di tre nomi merita senza dubbio di essere guardata con molto rispetto.

La rivalità tra Genova e Venezia


L’Adriatico, tra il VII e l’VIII secolo, era l’unico mare in cui fosse possibile navigare abbastanza tranquilli, senza l’assillo dei saraceni. Ciò aveva da sempre facilitato i rapporti tra Venezia e Bisanzio. Poi i veneziani erano diventati troppo golosi e avevano iniziato a immischiarsi nelle lotte intestine dell’impero, arrivando al punto di invadere e saccheggiare Bisanzio.
Ora apriamo una parentesi per paragonare le due più importanti repubbliche marinare, Genova e Venezia, attraverso le lucide parole dello scrittore croato Predrag Matvejević, che più di ogni altro ha raccontato la storia del Mediterraneo:

Tra le quattro repubbliche marinare nella penisola italiana: Amalfi, Pisa e Venezia, la sua rivale Genova è stata spesso la più potente, mai la più debole. Ma non ha saputo, malgrado tutto, fondare o mantenere il suo stesso mito come la serenissima neppure al tempo dei suoi successi più importanti.

Come la Crimea diventa genovese


Alla luce di quanto detto, continuiamo con la nostra storia: i conflitti tra Venezia e Bisanzio proseguirono per lungo tempo finché, a seguito di un trattato del 1261 tra l’imperatore di Bisanzio e il Capitano del Popolo genovese Guglielmo Boccanegra, alla Repubblica di Genova vennero affidati diversi territori. Tra cui la costa che dal borgo fortificato di Galata a Bisanzio attraversava il delta del Danubio per giungere alla penisola di Crimea nel mar Nero. Qui, sulla costa orientale, scelsero di stabilire la propria capitale, Caffa. Genova conquistava così, con la sola diplomazia, una grande influenza che si estendeva dalle isole greche di Chio e Lesbo – patria di Saffo, la famosa poetessa greca fino a Caffa nel mar Nero.

Galata a Istambul


La torre di Galata a Istanbul testimonia la potenza dei genovesi in quel periodo. Costruirono un quartiere fortificato e circondato da mura, una cittadella che dimostra come il loro potere non fosse solo mercantile, ma anche diplomatico e militare. Fu nelle loro mani dal 1273 al 1453.

Ancora oggi è appoggiato su una collina vicina al mare. Per salire fino alla maestosa torre, si devono attraversare vicoli simili a carruggi e piazzette genovesi. Nonostante i terremoti che si sono susseguiti, è sempre rimasta in piedi.

Caffa in Crimea: il mar Nero era un lago genovese


Per tornare ai tempi passati, i genovesi in cambio di tutto ciò difendevano l’imperatore bizantino dalle aggressioni dei concorrenti e delle potenze occidentali. Allo stesso tempo, controllavano lo stretto del Bosforo, la porta d’accesso al mar Nero. Un mare interno che diventò un lago genovese, fino alla presa di Bisanzio da parte degli ottomani di Maometto II. La Superba poté quindi portare avanti per tanto tempo affari molto vantaggiosi in un regime di sostanziale monopolio.
Un sofisticato sistema di trasporti permetteva alle carovane genovesi di raggiungere la Cina in sei mesi. In Oriente si acquistavano le preziose merci, che al ritorno venivano trasportate prima a Caffa in Crimea, poi a Galata e a Chio e infine a Genova.

Le rotte verso l’Oriente

Verso Oriente avevano due possibilità: o passare in alto, sopra al mar Caspio, seguendo la cosiddetta rotta mongola. Oppure passare più in basso, sulla rotta araba. Si trattava di scegliere tenendo conto di quali fossero in quel momento i popoli con cui le relazioni erano migliori.

I genovesi preferivano però il passaggio a Nord, lungo le piste delle tribù nomadi dagli occhi a mandorla, formate da abilissimi arcieri e cavallerizzi, con le loro yurte – grandi tende in tela a forma di capanna – e i loro sciamani. Su questa pista, i mercanti della Repubblica avevano un tale controllo che l’unità di misura delle merci era il cantaro genovese. Un po’ come oggi si usa il dollaro per tutti i pagamenti internazionali.
L’impero genovese non fu coloniale per come lo si intende oggi. La Repubblica non si curava di conquistare grandi spazi sui quali estendere il proprio potere. L’intento era puramente mercantile, e le località acquisite erano impor- tanti per la loro posizione strategica.

I mercanti della Superba cercavano delle basi (i fondaci) dove poter ammassare le merci in transito oppure in attesa di essere consegnate all’eventuale compratore. E così avveniva anche in Crimea.

Una famiglia di pirati genovesi

Forse l’unica eccezione fu l’isola di Chio, dove la famiglia Giustiniani aveva costituito un’apposita Maona, una specie di società per azioni mutuata dal diritto arabo e dove sviluppò coltivazioni per la produzione del mastice, una colla vegetale prodotta dal lentisco e utilizzata nella lavorazione dei tessuti, che ancora oggi viene usata per profumare certi tipi di liquori, come l’Ouzo greco.

Un altro prodotto destinato all’industria tessile che i genovesi trasportavano fino alla parte opposta del mondo allora conosciuto, l’Inghilterra e le Fiandre, era l’allume. Estratto nelle miniere del Mediterraneo orientale, veniva commercializzato attraverso le basi di Chio e di Mitilene, a Lesbo.

In quest’ultima isola, il controllo era esercitato dalla famiglia Gattilusio, che diede alla Repubblica un sacco di grattacapi. Integravano le loro entrate commerciali con atti di pirateria e modi piuttosto spicci. Non guardavano tanto per il sottile quando volevano abbordare una nave e anche i connazionali genovesi dovevano tenere gli occhi bene aperti.

In tanti si lamentarono con le autorità della Superba, chiedendo di intervenire, ma nonostante ciò i Gattilusio rimasero sempre una minaccia per chi passava di lì. Eppure, non è che mancassero loro potere e denaro: Francesco Gattilusio ottenne il favore dell’imperatore Giovanni v Paleologo e ne sposò la sorella Maria. Inoltre, Caterina Gattilusio si coniugò con l’imperatore Costantino Paleologo.

Il museo Galata


In tanti conoscono il museo Galata, così chiamato in omaggio al quartiere genovese di Istanbul. Ma perché si chiama così? Verso la fine dell’Ottocento, il comune di Genova costruì una serie di nuove banchine e edifici per facilitare le operazioni di carico e scarico delle merci dalle navi. Alla parte più antica, che esisteva già da secoli, venne dato il nome di Galata, un omaggio alla colonia di Bisanzio. Lì, nella Darsena e nell’Arsenale, il complesso militare e marittimo più importante della Superba, in passato erano state costruite le famose galee della Repubblica. Nel Novecento, il Galata non ebbe grande fortuna, perse la sua funzione e venne abbandonato. Nel 2004, anno in cui Genova è stata scelta come Capitale europea della cultura, è stato inaugurato, al posto dell’Arsenale ristrutturato e riconvertito, il Galata museo del Mare e della Navigazione. Il progetto è a firma dall’architetto spagnolo Guillermo Vázquez Consuegra.

Ospita, tra le altre cose, la riproduzione in scala naturale di una galea genovese e sale interattive che portano il visitatore a viaggiare per mare nelle varie epoche. Un’esperienza da fare per entrare in sintonia con questa città che nei secoli ha trovato il suo sostentamento prima e la sua ricchezza dopo al di là della linea dell’orizzonte. Fino ad arrivare nella contesa Crimea.

Pier Guido Quartero ha contribuito nella redazione di questo capitolo del mio libro

Nella foto la fortezza genovese di Sudak in Crimea (Credits il Paìs)

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