Premesso che non trovo repulsione nei confronti dei topi, oggi pubblico questo articolo di Roberta Gregori che vive a Parigi. Secondo me chi sporca il mondo siamo noi umani, che lo stiamo inquinando per ogni dove. Ma è solo una mia idea personale. Non toglietemi il saluto. Ad ogni modo è da tanto tempo che la capitale francese sta vivendo questa situazione.

Parigi sommersa dalla sporcizia

Che Parigi puzzi delle poco civili dispersioni di liquido fognario non è una novità. Che sia non inusuale intravedere dei topi aggirarsi nel sottosuolo delle metropolitane e tra i tavoli di eleganti ristoranti o delle mense aziendali (ahimè, ne sono testimone) nemmeno sorprende. Ma da qualche tempo il livello di sporcizia, a cui si aggiungono elevati tassi di inquinamento dell’aria e sonoro, ha raggiunto dei livelli tali da destare la sollevazione degli abitanti.

I cittadini si organizzano

Collettivi di cittadini, come quelli riuniti in RatsLeBolParis e il sindaco del XVII arrondissement, Geoffroy Boulard, si sono fatti portavoce di campagne anti ratti. In nome della difesa della pulizia della Ville Lumière sono nati hashtag nei social media che denunciano il crescente stato di incuria e la mala gestione operata dal sindaco Anne Hidalgo, che proprio in questi giorni ha annunciato l’installazione di 42 nuovi cestini funzionanti ad energia solare.
Alcuni addetti municipali mi hanno spiegato giorni fa che le strade e i marciapiedi, lavati un tempo fino a tre volte alla settimana, sono ora puliti una sola volta “e se va bene”.
“Parigi puzza di urina”, mi dicono rassegnati. “Non si può far nulla, mancano i mezzi” e per loro non rimane che arrendersi a un sempre più evidente degrado.
A me, intanto, camminando per la città della Senna viene di intonare “Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa”, poi mi fermo ai “mille culure” e “addore e mare”.

Ecco alcuni emblematici tweets

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