Marco Buticchi, da quando nel 1997 ha cominciato a pubblicare romanzi ha fatto ben presto il botto. Gli intellettuali sono noiosi si sa, è un termine che nessuno usa più, una parola che fa paura a chi la pronuncia. Facendolo si potrebbe cominciare ad avere disturbi visivi, tachicardia o una vera e propria crisi di panico. Insomma, gli intellettuali sono esseri in estinzione. Ebbene a queste signore e a questi signori non piacciono gli autori di bestseller.

La voce del destino e i nazisti in fuga

Anche io mi sono avvicinata a Marco Buticchi, con un pochetto di circospezione. Invece, non appena ho aperto la prima pagina de La voce del destino ne sono rimasta letteralmente colpita. Una storia che ha dell’incredibile: lo scrittore ha ricostruito la vicenda delle ratline, le vie di fuga dei nazisti verso il sud America, dopo la seconda guerra mondiale.

Usarono questo sistema, partendo proprio da Genova, pare anche con la connivenza di alcuni prelati cattolici, tanti gerarchi, tra cui Adolf Eichmann, il responsabile della soluzione finale degli ebrei, Josef Mengele, il medico che portò avanti i terribili esperimenti sui corpi dei prigionieri nel campo di Auschwitz, Erich Priebke, responsabile della strage delle Fosse Ardeatine a Roma, nonché il dittatore croato Ante Pavelić. Un libro che mi ha colpito per come è scritto ma anche perché ho visto nascere l’inchiesta di Andrea Casazza sulle ratline nei primi anni duemila, quando lavoravo al Secolo XIX.

Buticchi attraversa lo spazio e il tempo con agilità

Buticchi ha la capacità di fare suo ogni angolo del pianeta, ogni pezzettino di storia che ci siamo lasciati alle spalle. Chi ama il mondo e i suoi angoli più nascosti, le sue zone più impervie e più difficili e chi crede che la Storia siamo noi, come recitava il titolo di una vecchia trasmissione Rai, non può non trovare in Buticchi suggestioni continue.

Stirpe di navigatori, il nuovo romanzo

Stirpe di navigatori (Longanesi) – forse avrei scelto un altro titolo – in 410 pagine che si leggono tutte d’un fiato racconta alcuni dei momenti salienti del secondo Novecento, attraverso personaggi indimenticabili. Tra cui, due fratelli congolesi Kumi e Matunde Terrasin scappati da piccoli dopo una strage avvenuta nella missione dove erano stati accolti.

I due fratelli congolesi Kumi e Matunde: amarezze e successi

Trascorrono la vita separati, uno a Parigi e l’altro negli Stati Uniti, senza sapere uno dell’altro. Ma entrambi diventano protagonisti di alcuni dei momenti più epici del Novecento: dalla terribile truffa della guerra in Vietnam, al Sessantotto francese e al Festival di Woodstock. Hanno la pelle nera, ma riescono a farsi rispettare per il loro carisma. Matt Under – nome d’arte di Matunde – veterano del Vietnam e eroe nazionale, diventerà uno dei più importanti musicisti della nuova generazione americana e sarà acclamato sul palco di Woodstock. Kumi invece, dopo essere stato il leader della protesta parigina, dopo una serie di inenarrabili peripezie diventerà presidente di un Congo utopico.

Intrighi internazionali che partono dal Congo

I due fratelli dopo essere fuggiti dalla missione non sanno niente l’uno dell’altro per decenni e quando finalmente si incontrano, dopo un po’ Matt viene rapito perché si trova al centro di un intrigo internazionale. Un’Africa malata, soggetta al neocolonialismo, un est asiatico bramoso di profitti a qualunque costo, simbolicamente rappresentato dallo skyline di Macao.

Il Terremoto di Lisbona del settecento e le terribili navi negriere

Ma Marco Buticchi non può parlare solo di un’epoca storica. Non ce la fa. Tutta la prima parte del libro è dedicata al terribile terremoto di Lisbona che allontanò molti intellettuali – allora si chiamavano così e venivano rispettati – dalla religione e fece scaturire i primi vagiti dell’Illuminismo. Se c’è un Dio, come fa a essere così cattivo e a generare tante inutili sofferenze?
Ormai in Portogallo e ormai nel Settecento, Buticchi ne approfitta per raccontare la tragedia delle terribili navi negriere che partivano dall’Europa per fare il loro carico di sofferenza umana alla foce del fiume Congo. E qui si sentono echi conradiani.

Sara Terracini e suo marito Oswald Breil

Ebbene non solo il Congo collega la trama novecentesca a quella settecentesca, ma anche Sara Terracini, che scopre un avo navigatore, Alberto Terrasini, e due lontani parenti africani, i nostri Kumi e Matunde Terrasin. Con lei il sempre presente marito Oswald Breil, che la aiuterà a fare luce su tutto il caso e a far trionfare il bene sul male.

Marco Buticchi è uno scrittore impegnato

Buticchi conferma una sua necessità, quella di raccontare la Storia e le storie dalla parte dei più deboli e delle vittime, la sua è narrativa impegnata. Il lettore può essere entusiasta delle sue trame intriganti ma non può fare a meno di percepire questo suo intento, così come lui stesso dichiara alla fine del libro:

Come sempre mi piace ricordare che un autore di romanzi d’avventura non è tenuto necessariamente a obblighi didattici e di fedeltà. Se, però, anche una lettura d’intrattenimento fosse in grado di risvegliare un solo interrogativo, un piccolo insegnamento o una semplice riflessione, la soddisfazione di chi scrive, cercando di affrontare la Storia con il rigoroso rispetto che merita, si farebbe ancor più grande

Grazie Marco, per tutto questo lavoro che hai fatto, che fai e che farai per noi.

Il 2 ottobre 2019 ho presentato Marco Buticchi alla Feltrinelli di Genova, qui il bel video del Secolo XIX

La foto è di Beatrice Buticchi

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