Con infinito piacere ripubblico sul mio blog questo articolo-racconto su Rossella Bianchi, la scrittrice transessuale, che ancora oggi lavora nel ghetto, i vicoli genovesi nel quartiere di Prè, intorno a piazza Don Gallo. Sono felice di averla conosciuta, è una persona con una sensibilità straordinaria, che è riuscita a dare un senso alla sua esistenza. Nel frattempo ha scritto un altro libro, L’amico degli ultimi. Don Gallo visto dalle Princesas, sempre per la casa editrice Imprimatur.
Negli ultimi anni della sua vita, il Don si è apertamente schierato dalla parte delle trans genovesi. Grazie a lui, è nata l’associazione Princesa, per la tutela dei diritti dei transgender. Ed ecco che in questo libro le trans raccontano il Gallo, per come lo hanno conosciuto e amato.
Una trans e un uomo a cui piacciono gli uomini
Entro a casa di Rossella Bianchi che c’è la partita Italia-Spagna. È incollata al televisore insieme a Claudio Tosi, il presidente genovese di Arcigay. Stanno commentando il vigore del piglio, i polpacci muscolosi, e gli attributi dei calciatori più avvenenti. I risultati calcistici non interessano a nessuno dei due, pare. Mi butto nella ressa, faccio qualche battuta anche io, a me i machi non piacciono, anche se due o tre calciatori in effetti mi colpiscono. Mi sento già a mio agio in quest’attico, con una trans e un uomo a cui piacciono gli uomini, come a me, qui a vedere per qualche minuto gli Europei.
Poi arriva anche Eliseu, il compagno di Rossella, il calcio non interessa nemmeno a lui. Spegniamo la tele, che è meglio. Abbiamo tante cose da raccontarci.
Rosella, la trans amica di Don Gallo
Sono venuta da Rossella Bianchi stasera perché volevo entrare in intimità con lei, per scrivere questo spunto che racconta il suo nuovo libro Angeli con le ali bagnate (Imprimatur, pag. 141). L’ho incontrata più volte, le ho anche presentato il primo libro In via del Campo nascono i fiori, ma ora sono giunta fino a casa sua per parlare delle sue scelte coraggiose a tu per tu. Finalmente. Perché Rossella, la trans amica di don Gallo, la trans settantenne che lavora nel Ghetto del centro storico di Genova, non è una notizia per acchiappare visite e attenzione giornalistica, ma è una persona in carne e ossa, che ne ha passate tante, ma che ora, guardando indietro, è soddisfatta della sua vita.
Mangiamo in mezzo ai fiori
È per questo che sono venuta a trovarla, anche se la tavola imbandita è inaspettata, così come la presenza di Claudio e di un suo amico. Ma tutto è perfetto, chiacchierare con un buon bicchiere di vino francese in mano, mangiando verdure, formaggi, fichi, melone, ma anche prosciutto e salame, ma non per me che non mangio carne. Siamo ospitati sul terrazzo, fa fresco, si sta da dio. Tutt’intorno a noi, i fiori che Rossella coltiva con estremo amore e che spesso posta su Facebook.
Don Gallo: “Rossella devi scrivere un libro sulla tua storia”
Rossella Bianchi ha un cipiglio forte, è sicura di sé, ha fatto sempre scelte nette, però per tanti anni si è anche sentita sbagliata o in colpa, soprattutto nei confronti dei genitori. È stato Don Gallo a farle scomparire ogni remora sul suo passato: «Tu hai fatto le scelte che dovevi fare, per essere te stessa – le ha detto il don appena si sono conosciuti – Non sei tu a essere sbagliata, ma la società che ti condanna». E poi è stato lui a insistere perché lei pubblicasse la sua autobiografia.
Ai miei tempi una trans poteva solo prostituirsi
Un’altra cosa che mi incuriosisce è quanto sia stato difficile per lei trattenere i fidanzati. Non è vero che poi gli uomini, gira che ti rigira, per relazioni lunghe preferiscono le donne? «Certo è proprio così – mi risponde Rossella – ma io ho cercato di fregarmene. Ho avuto molte storie intense. Volevo la mia indipendenza economica e l’unica cosa che potevo fare era prostituirmi. E i miei compagni dopo un po’ si stufavano. Ora è diverso, forse, ma una trans negli anni Sessanta un lavoro normale non lo trovava. O doveva vestirsi da uomo e far finta di niente». E poi il compagno alla fine lo ha trovato, sta da 25 anni con Eliseu, un 47enne molto simpatico. Lo ha conosciuto in Brasile e lo ha invitato da giovanissimo a trasferirsi in Italia.
Mi sento a mio agio con loro, Claudio continua a far battute sulle sue storie, su come rimorchiava in chat, prima di trovare quello che per ora è l’uomo della sua vita. Sono persone libere, hanno vissuto per anni in una gabbia prima di manifestare i loro sentimenti e esprimersi per quello che sono veramente.
La serata procede veloce, ci beviamo anche il rum al miele della Canarie, Rossella Bianchi è una grande viaggiatrice, è stata dappertutto e ama il Brasile sopra ogni altra cosa. Arriva l’ora di andare via, anche Claudio è dispiaciuto, ma domani si lavora tutti. Una serata che è scivolata via proprio come volevo.
Angeli con le ali bagnate: ecco di cosa parla il libro. Leggi un estratto
Era meglio morire da piccoli?
«Odiatemi per quello che sono, basta che non mi amiate per quello che non sono», in questa frase di Pablo Neruda è riassunta la vita di Rossella Bianchi. Mai e poi mai avrebbe voluto rimanere Mario. E nascondere il suo vero sé per sempre. Cresciuta negli anni Cinquanta in una famiglia di contadini, in una casa sperduta in campagna, senza corrente elettrica, come poteva essere capita e accettata? Il papà una volta se ne esce, dicendogli: «Sarebbe meglio fossi morto da piccolo, mi avresti evitato tanta vergogna».
Unica alternativa, abbandonare la famiglia
Per questo Mario-Rossella fa i bagagli presto, per andare in città a studiare e si diploma ragioniere. A Roma tenta di entrare nel mondo ovattato del cinema, ma quando sta per arrivare l’occasione Mario-Rossella non sa ballare, come vuole il copione e il regista le sbatte la porta in faccia.
Narrazione a tinte forti quando racconta i suoi incontri con i preti. Chierichetto a 7 anni, Mario-Rossella già percepisce che da grande non vuole sposarsi. Però di preti, mentre è alla ricerca della sua vera identità sessuale, ne incontra tanti: il primo in un cinema, un frate lo invita dietro una tenda, ma lui scappa, ha solo 14 anni. Tanto tempo dopo, quando ormai è diventata Rossella, e batte nel ghetto del centro storico genovese, sono tanti i preti che la vanno a trovare, vestiti con la tonaca e incuranti dei pettegolezzi. Anche uno violento, che spaventa Rossella, con una sessualità davvero malata.
Però l’ultimo prete che ha incontrato è quello che l’ha fatta essere fiera di se stessa e del suo percorso, il mitico Don Gallo, che prima di morire si è schierato con forza a favore dei trans dei vicoli, sventando la chiusura dei bassi, dove ancor oggi lavorano.
Genova, città aperta
Negli anni Sessanta i travestiti accorrevano a Genova da tutta Italia, era considerata la città – soprattutto il centro storico – con la mentalità più aperta. E Rossella Bianchi ricorda quei chiassosi anni con gioia. Si è poi innamorata dei carruggi e uno dei momenti più belli della sua vita è stato quando gli è arrivata la residenza, così nessun poliziotto poteva più darle il foglio di via.
Le sue compagne di strada
Se Rossella Bianchi, guardando ai suoi 74 anni e a tutte le cose che ha passato, si può dire che abbia avuto una vita intensa e anche gratificante, non è stato lo stesso per le sue compagne travestite del ghetto, allora non si chiamavano ancora transgender.
Ursula, cacciata dalla famiglia e poi sfruttata per i suoi soldi,
Annina che batteva insieme alle prostitute fingendosi incinta, morta alcolizzata,
Marylin bellissima e sfortunata, che poi trova l’uomo della sua vita, sceglie di fare la casalinga, ma lui si innamora di una ragazza di Foggia,
Morena con la stazza di un pugile, che viveva sfruttando gli altri travestiti, tanto da ammazzare, cucinare e dar da mangiare a Marylin il suo gatto, per punirla,
Franca e Irina che muoiono di overdose,
Assunta, che ricattava le colleghe per la sua dose.
Lisetta Carmi: “Come vi siete imborghesite!”
Lisetta Carmi, fotografa famosa, che nel 1972 ha pubblicato un libro i cui soggetti erano proprio i travestiti del ghetto genovese, un testo che ha fatto il giro del mondo, qualche anno fa è tornata a trovarle. Rossella racconta che la fotografa è rimasta molto delusa, perché ormai erano in poche, e che le poche rimaste si erano imborghesite.
Certo, vedere la casa di Rossella, i viaggi che fa, gli abiti che porta, può dar da pensare a questo, però perché no?
Il segreto della felicità di Rosella Bianchi
Vorrei concludere con una frase che Rossella ha postato su Facebook: «Amica, che mi scrivi chiedendo il segreto della felicità, perché io ti sembro felice, io ti rispondo sulla pagina pubblica perché forse anche qualcun altro/a possa riflettere.
No, non sono felice e non ho la formula della felicità e poi credimi la felicità è quasi inutile. Dura attimi. Un battito di ciglia una pulsazione del tuo cuore. Posso solo consigliarti una cosa: non ostinarti a cercare la felicità, guarda invece verso il cielo. Il cielo che devi trovare non è alla tua sinistra né alla tua destra non è in alto né in basso, è nel profondo del tuo cuore. Cerca nel profondo del tuo cuore, troverai il cielo e nel cielo forse troverai se non la felicità, almeno la serenità».
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Dopo la ripubblicazione di questa intervista, Valerio Barbini, attivista LGBTI, mi ha chiesto di portare l’attenzione su una situazione a rischio: in Italia accedere alla TOS (terapia ormonale sostitutiva) per le persone trans è da sempre troppo complesso e spesso costoso. Molto spesso cittadini trans che hanno intrapreso il percorso di transizione Female to Male si vedono negata la consegna del medicinale in farmacia. Per saperne di più ed eventualmente firmare la petizione, vai su Change.org
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Pubblicato per la prima volta il 15 luglio 2016 su mentelocale.it