Alla ricerca di segni positivi, come son solita fare, ho scoperto una gran bella cosa. A Venezia ora si mangia bene. Non dappertutto, basta avere naso.

Se è l’aperitivo – o meglio un buon spritz – che cerchi, il tuo occhio deve essere allenato e sbirciare quali sono i cicchetti – gli stuzzichini – in bella mostra dietro al vetro del bancone. E in quali condizioni sono, guardandone il colore e la cura con la quale sono stati preparati. Tra i più gettonati baccalà mantecato, sarde in saor, moscardini o chioccioline di mare, appoggiati sul pane, a mo’ di bruschette. Anche i tramezzini non sono niente male. Pure in stazione si trovano buoni, quelli con il granchio e le uova ad esempio.

È la seconda volta che vado a Venezia nel giro di tre anni e questa sensazione mi si conferma ogni volta. Ci sono ottime enoteche, e ristoranti mica male. Innanzitutto dovete sentire parlar veneziano e allora siete sicuri che state facendo un’ottima scelta.

Cosa mi racconta un barista vicino ai Giardini della Biennale

Dopo il secondo aperitivo andato bene, cioè il secondo locale in due giorni, mi metto a chiacchierare con il barista proprietario, sono in via Garibaldi, appena uscita dalla Biennale.
«Ma a Venezia siete cambiati. Fino a 15 anni la maggior parte di voi dava da mangiare delle schifezze», provoco io.

Venezia, il Ponte dei sospiri di notte
Venezia, il Ponte dei sospiri di notte

«Come potevamo non cambiare, con la crisi. La qualità paga anche in una città visitata da milioni di turisti – mi risponde – Negli ultimi anni i locali e le osterie sono gestiti da una nuova generazione. E noi giovani abbiamo capito quanto sia importante un’inversione di tendenza». Confortata dalla sue affermazioni, mi faccio anche un tramezzino con tonno e cipolline, buono!

«Stasera vado a mangiare all’Osteria al Diporto, cosa ne pensa?», indago.
«Ci sono cresciuto con la frittura del Diporto, mia zia abita in quel palazzo e ci andavo spesso anche da piccolo. Non è cambiato nulla». Seguirò il consiglio, anche se il fritto di solito non lo mangio.

Quando vado a Venezia sono alla ricerca di posti non turistici. Certo se vuoi bere e mangiare qualcosa fino a tardi – diciamo anche verso l’una – non ti resta che scegliere Campo Santa Margherita. Qui ho trovato peggiorata la qualità di un’osteria dove ero stata anni fa. Non ne farei una legge e ci tornerò lo stesso: è bello andarci perché è la zona più vivace se sei ancora in giro la notte.

Osteria al Diporto ai Giardini Sant’Elena

Però da un po’ di tempo il mio posto preferito di Venezia sono i Giardini Sant’Elena. I palazzi non sono certo così spettacolari, non ci sono canali che la attraversano, le strade sono larghe, ma rigorosamente senza auto. Qui, sotto i maestosi alberi che ti accolgono appena uscito-a dal traghetto, si gode la pace. Ci si può sedere sulle panchine e guardare le imbarcazioni passare mentre vanno verso il Lido o tornano verso il Canal Grande. O leggere un bel libro.
Eppoi c’è la trattoria AL Diporto, a gestione familiare, che vi consiglio in assoluto per il rapporto qualità prezzo: quella di cui parlavo prima, con il mio amico barista. Provate ad assaggiare la polenta con le schie, i gamberetti grigi tipici della laguna veneziana e del delta de Po, oppure la frittura di pesce, una delle più buone che ho mangiato in vita mia.
Per assaporare Venezia fino in fondo, bisogna parlare con i veneziani, entrare in sintonia con loro e farsi svelare i segreti di questa città di cui tutti hanno detto e scritto, ma mai si finirà di narrarla, fotografarla. E farsi stupire.
Buon appetito, tenete tutti i sensi in agguato per coglierla nel profondo.

Uno scorcio di Venezia
Uno scorcio di Venezia

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Pubblicato per la prima volta su mentelocale.it

 

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