Vittorio De Scalzi mi accoglie sul portone di casa sua, nella città dove si è trasferito, Sanremo. Genovese doc, è cresciuto tra la buona cucina del ristorante dei suoi genitori a Sturla, in via del Tritone, e la musica, in cui si è imbattuto fin da bambino. Benché i suoi testi e le sue canzoni abbiano fatto il giro del mondo, è una persona alla mano, garbata, insomma non se la tira per niente. Almeno così mi è parso tutte le volte che l’ho incontrato in situazioni conviviali.
«Tutto il tempo che passo senza suonare mi sembra tempo perso – mi confida – Qui a Sanremo sto sempre chiuso nel mio studio, oppure vado sulla pista ciclabile, raggiungo un bar da cui si vede tutto il golfo e mi riprendo subito le calorie che ho perso».
Forte dell’eredità dei New Trolls, il gruppo di cui è stato tra i fondatori, oggi è felice di lavorare da solo: «Eravamo molto diversi. Non come i Beatles. C’è un video, dove i Fabulous Four entrano da quattro porte diverse, però la casa è la stessa – continua De Scalzi – Con i New Trolls era difficile convivere, avevamo tutti personalità differenti. Siamo stati la band più litigiosa d’Europa, però in grado di generare idee. Gli scontri a volte sono utili». Tra i suoi ricordi più belli, oltre la nascita dei suoi figli, spicca Senza orario senza bandiera, il primo disco dei New Trolls, uscito nel 1968. I testi dell’LP sono stati scritti dalla coppia De André – Mannerini. «Ho conosciuto Faber al Lido (stabilimento balneare genovese) – spiega Vittorio – Gli facevo sentire le mie canzoni. Era incuriosito, ma mai più mi aspettavo che avrebbe scritto le parole del nostro primo disco»
E poi che dire di Concerto Grosso? «Nel 1971 è uscito questo disco con le musiche di Bacalov. Ci siamo cimentati con la musica classica. Eravamo un po’ sprovveduti e ci siamo buttati di getto. Mai avremmo pensato di vendere milioni di copie». Vittorio De Scalzi è autore di molte canzoni di successo dei New Trolls, da Quella carezza della sera a Una miniera: «L’ho scritta di getto, senza fronzoli, parla del lavoro, che è al centro di tutte le vicende umane. Sono un inguaribile romantico».
Non può non parlarmi di Tenco: «Ho incontrato Luigi nel ristorante di mio papà, Da Gianni. Erano i primi anni Sessanta. Da lì mi è scattata una molla, volevo capire chi fosse, cosa facesse. E ho fatto una grande scoperta, tra le altre cose scriveva testi contro i benpensanti di quegli anni e per me – adolescente – è stata una cosa fantastica», spiega De Scalzi.
La sera che è morto Tenco, Vittorio stava suonando proprio nella città dove vive adesso, Sanremo, con il primo nucleo dei New Trolls, in un localino sotto il casinò, il Club 64, che adesso è una pizzeria: «Era un posto fumoso, ci siamo ritrovati una volta a suonare lì anche con Stevie Wonders».
Ama molto Genova, la sua città natale, e la sua squadra del cuore, la Sampdoria, a cui ha dedicato Lettera da Amsterdam, scritta a quattro mani con suo fratello Aldo: L’ultima volta che l’ho vista / sembrava ancora una bambina / ma ci faceva già girar la testa / e per vederla ad ogni appuntamento / per me non era presto partire la domenica mattina.
E così, tutt’a un tratto, mentre mi racconta, si mette a cantarla (guarda il video) nel suo studio, a Sanremo, per me, che non seguo il calcio, ma che sono cresciuta a pane e cantautori. Siamo circondati da chitarre, libri, dal grande armadio nero con le sue foto mentre si esibisce. Quando termina il brano, mi guarda con il suo bel sorriso, e mi dice: «Sono così felice quando sento ragazzi di 13 anni che la cantano ancora». Sono passati ben 26 anni da quando l’ha scritta.
Ama Genova, però, però, però, al San Carlo di Napoli a maggio, Vittorio De Scalzi ha celebrato i suoi cinquant’anni di carriera. La serata, presentata da Fabrizio Frizzi, ha visto alternarsi sul palco, Peppe Barra, Sal Da Vinci, i Neri per caso, Patty Pravo, Katia Ricciarelli e Lino Vairetti. E poi vecchi compagni di viaggio come gli Osanna, Aldo Tagliapietra delle Orme, Clive Bunker dei Jethro Tull: «È stata una serata strepitosa», mi racconta. Anche Sanremo, la sua città adottiva, gli ha fatto una bella festa ad agosto, con un concerto a Pian Di Nave.
E Genova, città matrigna? Si vocifera di un concerto al Carlo Felice, il 4 novembre, giorno in cui Vittorio compie gli anni: 68: «Sì, ma non è sicuro. Dovrei mettermici con la testa. A Napoli e Sanremo me lo hanno organizzato gli amici, a Genova dovrei farlo io, ma non è il mio mestiere, sono solo capace di fare il cantautore. Festeggiare i miei cinquant’anni di carriera è anche un’occasione per affrancarmi definitivamente dai New Trolls e far sapere che ho scritto tanti testi per altri cantanti, tra cui Mina e Ornella Vanoni».
Restiamo in attesa, vediamo se Genova gli dedicherà questo concerto. I cantanti che gli hanno promesso di venire sono tanti. Ma si sa, c’è tanta distrazione in giro. E lui ce l’ha svelato. Non è un organizzatore. Stiamo a vedere come andrà a finire.
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Pubblicato per la prima volta su mentelocale.it